Senato della repubblica - 4-03480 -Interrogazione sul porto di Taranto, ideale per il traffico commerciale tra l'Europa ed il resto del mondo e per il traffico a corto raggio nazionale ed europe.

Senato della repubblica - 4-03480 -Interrogazione a risposta scritta presentata il 19 maggio 2020.

- Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

nel cuore del Mediterraneo, a 172 miglia nautiche dalla rotta Suez e Gibilterra, in posizione strategica rispetto alle rotte principali tra Oriente e Occidente, è situato il porto di Taranto, ideale per il traffico commerciale tra l'Europa ed il resto del mondo e per il traffico a corto raggio nazionale ed europeo;

il porto di Taranto, situato sulla costa settentrionale dell'omonimo golfo, è costituito da un'ampia rada denominata Mar Grande e da un'insenatura interna chiamata Mar Piccolo. Le infrastrutture portuali sono distribuite lungo il settore nord occidentale del Mar Grande (porto mercantile e porto industriale) e immediatamente fuori di esso in direzione ovest (Molo polisettoriale e 5° Sporgente);

l'ambito portuale si estende per 3.250.000 metri quadri e l'operatività delle banchine è garantita per l'intero anno dalle protezioni naturali e artificiali, grazie anche ad un'insignificante escursione di marea;

nell'ambito dei programmi di sviluppo, il nuovo Piano regolatore del porto, adottato di recente, prevede da un lato di incrementare le aree destinate alle attività commerciali per consentire l'acquisizione di nuovi traffici e, dall'altro, di migliorare il rapporto con la città, aprendo ad essa nuove aree dell'ambito portuale;

la città di Taranto, che oggi come sempre si sostiene soprattutto grazie all'acciaio, deve in realtà il suo sviluppo proprio grazie al grande porto, favorito anche dalla posizione geografica della città, come già avevano notato migliaia di anni fa gli Spartani, che ne fecero la prima e unica colonia greca pugliese. Insomma lo scalo di Taranto, con più opportune e maggiori politiche di rilancio, rappresenta uno dei porti più sviluppati d'Europa ed è l'approdo naturale delle navi in arrivo dal canale di Suez, avendo ferrovia e autostrada a pochi minuti e, soprattutto, è al centro del Mediterraneo;

eppure, nonostante la grande strategicità di tale porto italiano, invece di pensare a misure per accrescerne il pregio, le opportunità e il rendimento, con il conseguente arricchimento della Regione Puglia, si pensa ad una sua vendita;

infatti, i numerosi articoli di stampa apparsi il 18 maggio, non fanno altro che parlare de "Il piano grillino su Taranto. Svendere il porto ai cinesi";

secondo tali articoli sarebbero in corso manovre e investimenti da parte di Pechino. Si tratterebbe di un gruppo cinese che ha un nome assolutamente italiano, Ferretti Group, che vorrebbe fare un investimento nel porto di Taranto;

scrive l'articolo de "Il Giornale": "Si parla della realizzazione di un polo produttivo per la costruzione di scafi e sovrastrutture in vetroresina e carbonio e di un centro di ricerca impegnato nello studio di modelli e stampi. Il tutto nell'area «ex Belleli» dello scalo pugliese, dove negli anni '80 e '90 si costruivano piattaforme petrolifere off shore. Dalle infrastrutture per la ricerca di petrolio agli yacht di lusso - core business della Ferretti - il passo potrebbe essere breve. Con lo zampino del Dragone. La società, fondata a Bologna nel 1968 dai fratelli Alessandro e Norberto Ferretti, dal 2012 è partecipata dai cinesi della Weichai Group. Il gruppo, di proprietà statale, ora possiede l'86% delle azioni della Ferretti dopo averla salvata dal baratro del fallimento otto anni fa. Ma la multinazionale della cantieristica navale è ancora in cattive acque finanziarie. E l'anno scorso ha rinunciato alla quotazione a Piazza Affari. La stessa società cinese che ha manifestato l'interesse per il varo di un insediamento produttivo nell'ambito della cantieristica nautica. Anche se al momento non si conoscono i dettagli del progetto. Lo sbarco della Ferretti Made in China è stato sponsorizzato meno di un mese fa da un grillino di rango, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Programmazione economica e agli Investimenti, il tarantino Mario Turco. L'insediamento del gruppo Ferretti a Taranto sarebbe per il territorio una grande opportunità di sviluppo e di riconversione economica per il nostro tessuto imprenditoriale - ha detto il 7 aprile scorso Turco - l'iniziativa è un altro tassello della Presidenza del Consiglio e del Governo per il progetto del cosiddetto Cantiere Taranto",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo vogliano fornire maggiori informazioni circa la notizia della presunta vendita, o piuttosto svendita, del porto di Taranto alla Cina;

se non ritengano di dovere adottare, al contrario, misure volte allo sviluppo del porto jonico attraverso l'incremento delle infrastrutture che migliorino e favoriscano la crescita del territorio, invece di cedere le ricchezze italiane agli stranieri. Per rilanciare la regione bisogna rilanciare l'impresa, l'agricoltura con tutti i suoi settori ed avere un sistema di infrastrutture per rendere più competitivo il territorio;

se non ritengano del tutto insensato puntare su questo progetto di insediamento produttivo nell'ambito della cantieristica nautica, anche alla luce della collocazione atlantica dell'Italia sul piano internazionale e della presenza di una base NATO strategica nella città di Taranto. (4-03480)

 

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