Camera dei Deputati - 5-05018 - Interrogazione su iniziative a tutela dei prodotti «Made in Italy». RISPOSTA

Camera dei Deputati - 5-05018 - Interrogazione a risposta immediata in commissione presentata il 17 novembre 2020.

 — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

come noto, l'11 novembre 2020 il Parlamento europeo, con 633 voti favorevoli, ha adottato una risoluzione a supporto di un trattato bilaterale tra Unione europea e Repubblica Popolare Cinese sulla protezione di 100 prodotti con indicazione geografica (IG);

secondo quanto si apprende a mezzo stampa, a fronte di 100 prodotti europei, l'accordo tutelerà 26 prodotti italiani, con la prospettiva di estendere l'accordo – dopo quattro anni dall'entrata in vigore – ad altri 175 prodotti;

nel predetto accordo, al contrario dei trattati in vigore con Canada o Giappone, non risulta esplicitato il divieto di utilizzare i nomi generici in abbinamento con parole o simboli che richiamino all'italianità, aumentando esponenzialmente le possibilità di diffusione di prodotti «italian sounding», lasciando come unica via legale il ricorso al tribunale dei marchi con l'ausilio dell'Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo);

ad oggi, in Asia, sono oltre seicento i prodotti italian sounding presenti sul mercato, e tra i prodotti più imitati figurano i condimenti, salse, sughi e olio d'oliva, per il 26,8 per cento del totale, seguiti dai surgelati e piatti pronti con una quota del 19,6 per cento, dalla pasta per il 19,1 per cento ed i prodotti lattiero-caseari per il 17,5 per cento;

nel 2018 e nel 2019 l'80 per cento dei sequestri europei di merci contraffatte ed usurpative ha avuto origine in Cina, causando perdite pari a 60 miliardi di euro per i fornitori europei;

come noto, la Repubblica popolare cinese non rispetta e non segue le medesime regolamentazioni di sicurezza alimentare e di tutela del lavoro vigenti in Europa, ed esercita da sempre pratiche commerciali sleali e distorsive del mercato;

il quadro vigente non fornisce adeguate rassicurazioni e tutele in merito alla effettiva tutela dei prodotti italiani a seguito dell'entrata in vigore dell'accordo tra Unione europea e Repubblica popolare cinese, in particolar modo dal punto di vista sanzionatorio –:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza abbia intenzione di intraprendere per tutelare, alla luce dell'accordo richiamato, i prodotti made in Italy dal fenomeno dell'italian sounding, anche mediante il divieto esplicito di abbinare parole o simboli che richiamino all'italianità con nomi generici ed anche promuovendo nelle sedi competenti un quadro coercitivo e sanzionatorio chiaro e di garantita applicazione.
(5-05018)

CAMERA DEI DEPUTATI

Mercoledì 18 novembre 2020

Agricoltura (XIII)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 18 novembre 2020. — Presidenza del presidente Filippo GALLINELLA. – Interviene il sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali, Giuseppe L'Abbate.

  La seduta comincia alle 14.

5-05018 Ciaburro: Iniziative a tutela dei prodotti «Made in Italy».

Monica CIABURRO (FDI) illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Giuseppe L'ABBATE risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Monica CIABURRO (FDI), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta resa dal rappresentante del Governo. Rammenta come il fenomeno dell'Italian Sounding sia particolarmente incoraggiato dalla difficoltà di reperimento di determinati prodotti italiani sui mercati esteri, inducendo i consumatori ad affidarsi ad etichette di prodotti ad imitazione italiana. Rammenta che, nel caso del trattato oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in discussione, solo le seguenti denominazioni, per quanto attiene ai formaggi, sono state annoverate: Asiago, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Sardo e Toscano, Provolone e Taleggio. Sottolinea che, in totale, l'Italia ha 52 formaggi a denominazione di origine protetta (DOP/IGP), i quali, in gran parte, non sono presenti nella lista di prodotti tutelati dall'accordo tra Unione europea e Cina, come, ad esempio, il Robiola di Roccaverano, il Murazzano, l'Ossolano e il Raschera, tutti eccellenze DOP del Piemonte. Evidenzia che, nel caso di queste produzioni, è opportuno ricordare che la crisi da COVID-19, con la chiusura dei canali HoReCa, ha comportato ad un incremento delle quantità di prodotto invendute, con enormi danni conseguenti per l'intero comparto: basti pensare che nel caso del Castelmagno DOP e del Robiola di Roccaverano DOP si registrano perdite rispettivamente di 40.000 e 20.000 euro a settimana. Osserva come, di converso, questo fenomeno non può che ridurre la presenza sul mercato estero dei prodotti italiani maggiormente tipici, più lontani dalle produzioni industriali, favorendo la presenza e la scelta di imitazioni e alimentando il fenomeno dell'Italian Sounding. Ricorda che non è un caso che l'Italian Sounding, nel mondo valga – indotto incluso – oltre 100 miliardi di euro, con un aumento record negli ultimi anni, con almeno 600 prodotti italiani imitati nei mercati asiatici. Alla luce delle già evidenti difficoltà affrontate dal comparto, ritiene che non sia da Paese responsabile come l'Italia e non è da Ente sovranazionale ambizioso come l'Unione europea trattare con Paesi noti per i maggiori livelli di contraffazione come la Repubblica Popolare Cinese, senza prevedere adeguate misure sanzionatorie. Ritiene altresì ancora più umiliante che non si colga l'opportunità costituita da accordi internazionali di così ampio respiro per sanzionare ed arginare la crescente imitazione di prodotti italiani
e che questi accordi vengano stipulati con un Paese che non rispetta in alcun modo gli stessi disciplinari vigenti in Unione europea, né tantomeno gli stessi regimi di tutela e salvaguardia del mondo del lavoro e della qualità delle produzioni agroalimentari.

  La seduta termina alle 15.

5-05018 Ciaburro: Iniziative a tutela dei prodotti «Made in Italy».

TESTO DELLA RISPOSTA

Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

come indicato dagli interroganti, il 14 settembre 2020, in forma virtuale a causa delle conseguenze dell'emergenza COVID, si è tenuta la cerimonia di firma dell'Accordo fra UE e Cina per la reciproca registrazione e protezione delle indicazioni geografiche.
L'Accordo è il primo in ordine di tempo in materia di Proprietà Intellettuale con il Paese asiatico e permetterà, una volta entrato in vigore con il voto favorevole del Parlamento europeo e di quello cinese, di poter avere uno strumento efficace di tutela delle indicazioni geografiche originarie degli Stati membri dell'UE in quel Paese. Le Indicazioni geografiche sono registrate e, conseguentemente protette sia nella versione in caratteri latini che traslitterati in ideogrammi cinesi.
L'Accordo permetterà di registrare reciprocamente, al momento della sua entrata in vigore, 100 indicazioni geografiche, aumentate dopo 4 anni da detta data, seguendo sempre l'approccio dello stesso numero di IIGG. Successivamente, se le Parti contraenti converranno, si potrà ulteriormente incrementare l'ampiezza delle liste allegate, per la reciproca protezione.
Rilevo inoltre che le indicazioni geografiche – declinate dai Regolamenti dell'UE come DOP e IGP – sono un diritto di proprietà intellettuale, riconosciuto a livello multilaterale dall'Accordo TRIPs (aspetti commerciali connessi ai diritti di proprietà intellettuale) nel quadro dell'istituzione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), dall'Accordo di Lisbona sulla protezione delle denominazioni di origine del 1958 e dall'Atto di Ginevra di detto Accordo, entrato in vigore il 26 febbraio 2020.
Ricordo poi che l'utilizzo di parole, segni, immagini, elementi grafici che richiamano l'Italia o parti di essa nell'etichettatura, nella presentazione e pubblicità di prodotti concerne le pratiche commerciali e, nel caso di Paesi terzi all'UE, dipende dalla relativa legislazione vigente ove esistente, dall'interpretazione delle norme e dalle modalità della loro applicazione da parte delle competenti autorità locali, nel rispetto del principio di territorialità che ciascuna giurisdizione possiede.
Ciò posto, mi preme evidenziare che la tutela dei nostri prodotti agroalimentari, in modo particolare di quelli più rappresentativi come i prodotti con indicazione geografica, è una delle priorità che il Governo intende perseguire non solo a sostegno dei comparti produttivi, ma anche a vantaggio dei consumatori che, attraverso un'etichettatura corretta e trasparente, possono operare una scelta consapevole.
Sostenere i comparti agroalimentari significa anche agevolarne le esportazioni, nel rispetto di tutte le disposizioni.
In quest'ottica, la Cina rappresenta una destinazione di grande interesse per l'agroalimentare italiano e siamo determinati a lavorare per consentire l'accesso al mercato cinese a sempre più produzioni d'eccellenza.
In tal senso, l'Accordo Ue-Cina sulle indicazioni Geografiche, concluso dopo 10 anni di negoziati con l'individuazione, per ciascuna parte, di 100 Indicazioni geografiche cui assegnare un elevato livello di protezione assicurando la tutela da imitazioni o pratiche sleali, rappresenta un successo per entrambe le Parti ed una grande opportunità per lo sviluppo delle nostre aree rurali per presentare e valorizzare, anche all'estero, il meglio della propria produzione.

Ai nostri consumatori offriamo così garanzie sull'origine e la qualità dei prodotti, proteggendo dalle numerose contraffazioni che dilagano nel mercato agro-alimentare. Ma il successo di ogni Intesa risiede nella sua attuazione. In questo senso la protezione delle indicazioni geografiche dovrà riguardare il mercato reale e soprattutto il sempre più fiorente mercato on line.
A questo proposito ricordo l'efficace collaborazione tra Alibaba e l'ispettorato per la qualità e la repressione delle frodi ICQRF, giunta ormai al quarto anno di operatività, importante anche per il coinvolgimento italiano nel Comitato consultivo sulla proprietà intellettuale lanciato dalla piattaforma commerciale cinese per le piccole e medie imprese.
L'Italia è l'unico Paese europeo che ha già registrato nelle piattaforme del gruppo Alibaba tutti i 26 prodotti DOP/IGP ricompresi nell'accordo stesso e per noi è fondamentale che la tutela dei nostri prodotti includa tutti i livelli dei «domini» web.
Assicuro l'onorevole interrogante che sarà nostra cura continuare a seguire la tematica con estrema attenzione con l'intento di garantire sempre i nostri prodotti.

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