Camera dei Deputati - 2-00959 - Interpellanza sulla mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che costituiscono un grave rischio per la salute umana e l'ambiente da parte dell’Italia. RISPOSTA

Camera dei Deputati - 2-00959 - Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento) presentata il 13 ottobre 2020.

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

la Commissione europea ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata bonifica o chiusura di 44 discariche che costituiscono un grave rischio per la salute umana e l'ambiente;

l'Italia, pur avendo avuto precedenti richiami ed ammonimenti dalla Commissione, non ha adottato tutte quelle misure utili ed idonee per bonificare o chiudere definitivamente i 44 siti che sono risultati non conformi a quanto prescritto dall'articolo 14 della direttiva 1999/31/CE del Consiglio relativa alle discariche dei rifiuti;

a norma del diritto comunitario, gli Stati membri sono tenuti a recuperare e smaltire i rifiuti in modo tale da non mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente, vietando l'abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato dei rifiuti, in quanto, nel territorio dell'Unione europea, si dovrebbero svolgere solo attività di discarica sicure e controllate;

la direttiva europea, sulle discariche stabilisce le norme per proteggere la salute umana e l'ambiente, in particolare le acque superficiali, le acque freatiche, il suolo e l'atmosfera dagli effetti negativi della raccolta, del trasporto, del deposito, del trattamento e dello smaltimento e mira a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sulle discariche dei rifiuti;

così come gli altri Stati membri, l'Italia era tenuta a bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un'autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 («discariche esistenti»), adeguandole alle norme di sicurezza stabilite dalla direttiva oppure a chiuderle. Considerata l'insufficienza dei progressi in quest'ambito, già nel giugno 2015 la Commissione aveva trasmesso un parere motivato supplementare con il quale si esortava l'Italia a trattare adeguatamente 50 siti che rappresentavano ancora una minaccia per la salute e l'ambiente. Nonostante alcuni progressi, nel maggio 2017 non erano ancora state adottate le misure necessarie per adeguare o chiudere 44 discariche;

le 44 discariche che risultano non essere a norma sul territorio nazionale sono così ripartite: 23 in Basilicata, 11 in Abruzzo, 5 in Puglia, 2 in Campania e 3 in Friuli Venezia Giulia;

il procedimento intrapreso dalla Commissione è solo l'ultimo in ordine temporale e si aggiunge a due condanne già inflitte all'Italia dalla Corte di giustizia, la prima risale al 2007 relativamente a circa 300 discariche irregolari e la seconda del dicembre 2014 per 198 discariche e alla data del 21 marzo 2017 risulta che il nostro Paese ha versato in sanzioni all'Unione europea 329 milioni di euro e, di questi, 141 milioni di euro per la sentenza relativa alle «discariche abusive» –:

quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda assumere al fine di accelerare e completare il processo di bonifica dei siti in questione e chiudere definitivamente le procedure di infrazione a carico del nostro Paese.
(2-00959)

Camera dei Deputati

Venerdì 16 ottobre 2020

Iniziative di competenza volte al completamento del processo di bonifica delle numerose discariche non conformi alla normativa europea, anche in relazione alle procedure di infrazione a carico dell'Italia

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cillis ed altri n. 2-00959 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Cillis intende illustrare la sua interpellanza. Prego, le do la parola.

LUCIANO CILLIS (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Morassut, sono passati ormai molti anni da quando l'Unione europea ha iniziato, dapprima, a richiamare e, poi, a sanzionare l'Italia sulla questione delle discariche e dei rifiuti che non rispettano la normativa e gli standard di sicurezza. Negli anni, tanti sono stati i soldi che abbiamo pagato per le multe e per la messa in sicurezza dei siti, ma evidentemente non sono stati sufficienti a risolvere la questione e a chiuderla definitivamente. Il problema, purtroppo, persiste e continuiamo ad inquinare interi territori, mettendo a repentaglio la salute di milioni di cittadini italiani. Giustamente, per i nostri ritardi e per le nostre inefficienze, l'Unione europea continua a richiamarci e a presentarci il conto. È solo di qualche settimana fa l'ultima richiesta di deferimento che si aggiunge ad un parere motivato del 2015 e a un ulteriore richiamo del maggio 2017, riguardo a siti e a discariche che avrebbero dovuto essere bonificate o chiuse, già entro il 2009. Le discariche in questione sono così territorialmente ripartite: 23 in Basilicata, 11 in Abruzzo, 5 in Puglia, 2 in Campania e 3 in Friuli Venezia Giulia. Dalla lettura di questi dati salta subito all'occhio purtroppo il dato della Basilicata che detiene il triste primato di avere sul proprio territorio più della metà delle discariche non a norma. Questa, è permettetemi di evidenziarlo, solo l'ultima dimostrazione della disattenzione, per così dire, nell'usare un eufemismo, che i precedenti Governi hanno avuto verso la Basilicata, una Regione che, probabilmente, per la sua conformazione geofisica e per la scarsa densità abitativa, si è deciso che potesse essere sacrificata e trasformata in una pattumiera. Vorrei ricordare che in Basilicata era stato previsto, addirittura, il deposito unico delle scorie nucleari. Hanno continuato dando in pasto alle compagnie petrolifere interi territori come la Val d'Agri e la Valle del Sauro, dove sono presenti decine di pozzi di petrolio, nonché decine di chilometri di oleodotti e ben due impianti di pre raffinazione, il Centro Olio (COVA) di Viggiano e il Centro Olio Tempa Rossa di Corleto Perticara, per non parlare della Centrale a biomasse del Mercure, ex ENEL, di Rotonda, che si trova all'interno del Parco nazionale del Pollino che è una zona di protezione speciale e, ancora, per non farci mancare nulla, i due SIN di Tito Scalo e della Val Basento, entrambi interessati da insediamenti chimici della prima ora e che da anni aspettano purtroppo di essere bonificati. Così come per la Basilicata, anche per tutto il territorio nazionale crediamo sia arrivato il momento di chiudere con il passato e di ripartire, procedendo alla semplificazione dei procedimenti relativi alle bonifiche e sfruttando, magari, anche parte delle risorse economiche che arriveranno dall'Europa con il Recovery Fund.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sulla questione sollevata dall'onorevole Cillis, il Ministero dell'Ambiente ha avviato da tempo molte iniziative per sviluppare, con gli enti territoriali coinvolti nella causa in oggetto, diverse azioni sinergiche. Oltre all'attività di monitoraggio costante e al supporto prestato dall'Avvocatura dello Stato, il Ministero, attraverso la sua competente direzione, ha sviluppato un piano di azione concreto e finalizzato ad arrivare nei tempi più celeri alla messa a norma delle discariche e ha supportato anche gli enti territoriali, le Regioni, nella definizione degli interventi necessari con tutte le misure utili per accelerare l'adeguamento e la chiusura delle discariche stesse che sono oggetto della condanna della Corte di giustizia. Gli enti, quindi, le Regioni in primo luogo, hanno così definito, per ciascuna delle discariche interessate dalla procedura di infrazione, dei cronoprogrammi di intervento che danno attuazione alle misure previste e concordate con il Ministero per soddisfare la sentenza e sono finalizzati a concludere i procedimenti prima della seconda condanna della Corte e della imposizione delle sanzioni.

Il Ministero peraltro ha stanziato i fondi necessari alla messa a norma di alcune discariche con il Piano operativo ambiente dei fondi FSC nella programmazione 2014-2020, e, se necessario, ovviamente, questi fondi saranno ulteriormente programmati nella prossima sessione di programmi FSC 2020-2027. Attualmente, grazie alle risorse stanziate dallo Stato e anche nella quota parte dalle regioni e all'interazione continua tra l'expertise organizzata presso il Ministero con gli enti territoriali, sono state messe a norma - credo che questo dato lo conosca anche l'onorevole Cillis - 24 delle 44 discariche in infrazione, come anche risulta dai rapporti di aggiornamento che sono poi stati trasmessi alla Commissione europea proprio nei giorni scorsi, l'ultimo rapporto è addirittura dell'8 ottobre. Questo aggiornamento consente di documentare i progressi significativi per numerosi casi per i quali gli interventi sono stati avviati e per i quali il Ministero continua a monitorare l'esecuzione nel rispetto dei cronoprogrammi.

Va ricordato che questi progressi sono stati realizzati nonostante in 15 di questi casi, che poi sono oggetto della sentenza di condanna, si siano registrati numerosi ritardi rispetto ai cronoprogrammi approvati, in concomitanza con il periodo di sospensione dell'attività prescritto dalla normativa nazionale e regionale, a causa, ovviamente, dell'emergenza sanitaria del COVID-19. Quindi, in base agli elementi che le regioni hanno trasmesso riferiti alle varie situazioni, possiamo dire che alcuni ritardi sono ascrivibili a questa situazione, in particolare per l'impossibilità di proseguire i cantieri e, per le competenti amministrazioni e le agenzie regionali, per l'impossibilità di effettuare i sopralluoghi ed emanare le certificazioni necessarie alla risoluzione dei casi specifici.

Comunque va tenuto conto della delicatezza del tema, della necessità di evitare l'apertura di una seconda procedura di infrazione - ricordo, c'è una scadenza - per non esecuzione della sentenza, e per questo il Ministero ha avviato un iter per un'ipotesi di intervento sostitutivo - perché attualmente, ovviamente, l'operatività è a carico degli enti territoriali - qualora gli enti non riescano a garantire il rispetto dei cronoprogrammi che sono stati individuati insieme nel tavolo predisposto centralmente nell'expertise mista tra Ministero ed enti territoriali. Questo potere sostitutivo naturalmente è normato dalla legge, in base alla legge n. 234 del 2012, e abbiamo anche predisposto delle bozze di diffida per adempiere in tempi congrui e stabiliti nei confronti delle autorità responsabili e degli enti gestori degli impianti.

Secondo la normativa, decorso tale termine, stabilito sulla base dei tempi per la nomina di un potere sostitutivo, per l'entrata in campo di un potere sostitutivo, su proposta del Presidente del Consiglio e del Ministro competente per materia si potranno adottare tutti i provvedimenti necessari, anche normativi, e quindi arrivare persino alla nomina di un commissario. Attualmente sono state emanate - questo è l'ultimo dato - 11 diffide con un DPCM che è dell'agosto scorso per i casi più critici ed è in corso la valutazione della necessità di emanare ulteriori diffide all'avvio delle procedure di gara e/o al rispetto del cronoprogrammi dei lavori approvato con il progetto esecutivo. Sulla base delle informazioni esposte comunque il Ministero dell'Ambiente continuerà a svolgere il massimo grado di vigilanza e di controllo, pronto, nel caso in cui le procedure che ho descritto dovessero avere necessità di svilupparsi, ad attivare tutte le prerogative che la normativa ci consente per i poteri sostitutivi e la nomina del commissario per rispettare i tempi della Commissione europea, per evitare di cadere in una seconda condanna.

PRESIDENTE. Il deputato Cillis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

LUCIANO CILLIS (M5S). Ringrazio il sottosegretario Morassut, Presidente, per aver colto le nostre ragioni rispetto alla delicata ed ormai annosa questione delle discariche non a norma che in quest'Aula abbiamo posto all'attenzione del Ministero. Vogliamo interpretare la risposta del Ministero come un segnale tangibile e concreto di attenzione alla problematica che abbiamo esposto. Purtroppo anche in questo caso viene messa in evidenza la difficoltà e la scarsa capacità tecnica, alcune volte, in alcuni casi, ed operativa da parte delle regioni nella gestione delle emergenze ambientali.

Vorrei anche aggiungere che è molto importante accelerare l'iter delle bonifiche per far sì che vengano al più presto ripristinate le migliori condizioni ambientali dei luoghi, anche al fine di salvaguardare le norme sanitarie. Ma sarà - e lo voglio sottolineare con forza - altrettanto importante l'attenzione con cui verranno seguiti i tempi degli interventi. Troppo tempo è passato da quando questa triste vicenda è venuta alla luce e i cittadini sono stanchi delle parole e delle promesse. Per quanto ci riguarda manterremo alta la nostra attenzione sulla vicenda e vaglieremo sulla velocità con cui le regioni si appresteranno a utilizzare le migliori tecniche e opere per affrontare questa vera e propria emergenza. Pertanto dichiaro di ritenermi pienamente soddisfatto della risposta del Ministero.

Contenuto pubblico