Camera dei Deputati- 1-00261 – Mozione concernente iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica.

Camera dei Deputati- 1-00261 – Mozione presentata l’11 ottobre 2019.

 La Camera,

premesso che:

il cuneo fiscale corrisponde alla somma delle imposte e dei contributi previdenziali che gravano sui redditi dei lavoratori e dei datori di lavoro e, quindi, la differenza tra il costo di un lavoratore per l'azienda che lo impiega e quanto il lavoratore percepisce come retribuzione in busta paga;

in data 11 aprile 2019 l'Ocse ha diffuso il rapporto «Taxing wages 2019» dedicato al tema del cuneo fiscale, dal quale emerge in modo inequivocabile, prendendo come riferimento un lavoratore single e senza figli a carico, come l'Italia sia ancora il terzo Paese in classifica, dopo il Belgio e la Germania, per l'incidenza più alta di oneri e tasse a carico dei lavoratori con un cuneo fiscale del 47,9 per cento contro una media Ocse del 36,1 per cento;

quello del costo del lavoro è un problema di lungo periodo che affligge da sempre lo sviluppo economico del Paese, producendo effetti negativi anche sotto il profilo dell'incremento occupazionale e della riduzione della propensione alla spesa da parte di milioni di lavoratori: un problema che nell'ultimo ventennio, purtroppo, non solo non ha trovato una soluzione, ma si è aggravato, essendo passati da un cuneo fiscale del 47,1 per cento nel 2000 all'attuale 47,9 per cento;

in una situazione di crescita economica praticamente nulla come quella registrata nel corso dell'anno 2019 e in vista di una crescita estremamente modesta, che le previsioni del Governo riportate nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 non stimano oltre lo 0,4 per cento del prodotto interno lordo per il quadro economico tendenziale e lo 0,6 per cento per il quadro relativo alla finanza pubblica corretto per il ciclo nelle previsioni per l'anno 2020, un intervento importante per l'abbattimento del cuneo fiscale rappresenta senza alcun dubbio il principale strumento di politica economica in grado di sortire effetti anticiclici per la crescita del Paese;

non a caso tale misura è invocata con forza da tutto il mondo produttivo italiano anche sotto forma di un intervento volto a ridurre gli oneri gravanti sulle retribuzioni dei lavoratori;

il Governo nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 ha previsto un intervento volto alla riduzione del cuneo fiscale, ma la portata di tale misura appare largamente insufficiente sia per le risorse che si prevedono di stanziare, sia per le modalità attuative. Dette risorse sono, infatti, pari allo 0,15 per cento del prodotto interno lordo, il che equivale a 2 miliardi e 700 milioni di euro. Inoltre, la normativa sul cuneo fiscale, alla luce di quanto previsto dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza non sarà inserita nell'ambito del disegno di legge bilancio per il 2020 di prossima presentazione al Senato ma in un apposito disegno di legge collegato, con la conseguenza che l'intervento di riduzione del cuneo non entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020, ma nel secondo semestre dell'anno. Inoltre, con 2 miliardi e 700 milioni di euro di stanziamento, se la platea interessata fosse di 10 milioni di lavoratori con i redditi medio bassi al di sotto dei 26.000 euro si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese da luglio 2020. In buona sostanza, si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte;

il Gruppo Forza Italia – Berlusconi Presidente ha presentato da tempo proposte puntuali in materia di riduzione del costo del lavoro e abbattimento del cuneo fiscale. In particolare, durante l'esame del disegno di legge di bilancio 2019 Forza Italia ha proposto sia interventi in materia di riduzione strutturale dei premi e dei contributi Inail con coperture a regime per 1.500 milioni di euro, sia interventi di riduzione del cuneo fiscale e incentivo strutturale all'occupazione giovanile con oneri stimati fino a 10 miliardi e 900 milioni di euro a regime. Da ultimo, infine, Forza Italia ha anche presentato una proposta di legge di riduzione del cuneo fiscale con una copertura di 13 miliardi e 400 milioni di euro, anche attraverso un incremento delle detrazioni Irpef per i redditi fino a 35.000 euro lordi. Il tutto al fine di alleviare il peso di imposte e contributi che grava su un terzo dello stipendio medio di un lavoratore. Non a caso il cuneo fiscale è stato definito come la «tassa occulta» che raddoppia il costo del lavoro;

tali proposte rappresentano il frutto di un lavoro politico condiviso con le rappresentanze del mondo produttivo da Confindustria ad Assolombarda e comportano, ovviamente, ingenti oneri ai fini della loro copertura economica;

ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo maggiori risorse da destinare ad un intervento più efficace di quello descritto dalla Nadef 19 in materia di cuneo fiscale possono essere reperite tramite una riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2019 per il reddito di cittadinanza, un istituto che nel suo primo anno di applicazione si è dimostrato del tutto fallimentare in termini di crescita economica configurandosi, nei fatti, come misura di carattere meramente assistenziale. Dal 1° gennaio 2020 il fondo per il reddito di cittadinanza sarà finanziato per 8.055 milioni di euro a fronte di una platea di richiedenti che, come dimostrano i dati per l'anno 2019, sarà nettamente inferiore;

si rileva, inoltre, che tra le innovazioni normative introdotte dalle manovre economiche dal 2014 al 2019 e l'indebitamento netto per il 2020 si stimano effetti in termini di maggiori spese o minori entrate pari a:

1) 9,4 miliardi di euro per il cosiddetto «Bonus Renzi»;

2) 4,5 miliardi di euro per i contratti della pubblica amministrazione;

3) 4,2 miliardi di euro per i fondi da ripartire per il rilancio degli investimenti e dello sviluppo del Paese;

4) 4 miliardi di euro per la riduzione dell'Ires dal 27,5 per cento al 24 per cento;

5) 3,9 miliardi di euro per la deduzione del costo del lavoro da imponibile Irap;

6) 3,6 miliardi di euro per l'abolizione della Tasi sull'abilitazione principale e l'esenzione degli inquilini;

7) 2,9 miliardi di euro per il regime fiscale agevolato per autonomi (aliquota sostitutiva 15 per cento);

8) 2,7 miliardi di euro per svalutazione e perdite su crediti – banche, finanziarie ed assicurazioni;

9) 2,3 miliardi di euro per gli investimenti per gli enti territoriali;

10) 1,7 miliardi di euro per l'aliquota Ires ridotta al 21,5 per cento gli utili accantonati a riserve;

11) 1,7 miliardi di euro per l'incremento delle detrazioni Irpef redditi da lavoro dipendente;

12) 1,6 miliardi per la realizzazione della cosiddetta «Buona scuola»;

13) 1,6 miliardi per la riduzione dei premi e contributi e revisione delle tariffe Inail;

14) 1,5 miliardi per l'esonero contributivo previdenziale per l'assunzione a tempo indeterminato di giovani;

15) 1,5 miliardi di euro per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali;

16) 1,3 miliardi di euro per le misure in favore delle famiglie;

17) 1,2 miliardi di euro per gli investimenti delle amministrazioni centrali;

18) 1 miliardo di euro per la revisione delle imposte sul patrimonio immobiliare;

19) 1 miliardo di euro per il rimborso alle regioni per l'acquisto di medicinali innovativi;

20) 1 miliardo di euro per l'esenzione Imu dei terreni agricoli e degli imbullonati;

21) 1 miliardo di euro per il finanziamento di interventi in favore degli enti territoriali;

22) 1 miliardo di euro per la detassazione dei premi di produttività;

23) 900 milioni di euro per la detrazione sul «sisma-bonus»;

24) 800 milioni di euro per gli investimenti per il rischio idraulico ed idrogeologico;

25) 800 milioni di euro per la quattordicesima mensilità dei pensionati;

26) 600 milioni di euro per il contributo alle province ed alle città metropolitane delle regioni a statuto ordinario;

27) 600 milioni di euro per il pensionamento anticipato per lavoratori precoci;

28) 600 milioni di euro per il rafforzamento dell'autonomia scolastica;

29) 500 milioni di euro per la deducibilità Imu sugli immobili strumentali;

30) 500 milioni di euro per l'emergenza sismica 2016 – credito d'imposta e per la ricostruzione privata e i contributi per la ricostruzione pubblica;

31) 400 milioni di euro per gli investimenti dei comuni per la messa in sicurezza e la manutenzione di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale, territori e investimenti delle regioni per edifici e territori;

32) 400 milioni di euro per il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo;

33) 400 milioni di euro, per l'aumento della deduzione imponibile Irap a 5.000 euro e l'abolizione dell'Irap per le imprese agricole e della pesca;

34) 400 milioni di euro per la cooperazione internazionale allo sviluppo;

35) 400 milioni di euro per l'utilizzo di avanzo vincolato per investimento nell'ambito del patto nazionale incentivato;

36) 300 milioni di euro per l'incremento del fondo per finanziare le assunzioni di personale (PA);

37) 300 milioni di euro per il ristoro dei risparmiatori;

38) 300 milioni di euro per la riduzione dell'aliquota contributiva dei lavoratori autonomi;

39) 300 milioni di euro per il fondo per il capitale immateriale;

40) 300 milioni di euro per la «no tax area» pensionati con età inferiore ai 75 anni;

41) 300 milioni per i centri per l'impiego ed Anpal;

il tutto per un importo totale complessivo pari a 50,2 miliardi di euro;

tutte queste misure di carattere espansivo hanno certamente una loro ragion d'essere, ma sarebbe importante assicurarsi che detti interventi centrino gli obiettivi giusti o raggiungano le persone giuste attraverso opportuni controlli. Di rado, tuttavia, come ben evidenziato da recenti report dell'Osservatorio per i conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, si fa una valutazione a posteriori per verificare, a distanza di tempo, se le innovazioni abbiano avuto effettivamente l'effetto sperato e quindi se valga la pena mantenerle (o anche potenziarle), oppure se sia preferibile impiegare le risorse altrove. Questa valutazione è possibile e viene fatta in vari Paesi, e anche dalla Commissione europea per le norme di sua competenza. In Italia, invece, non solo non vi è una valutazione a posteriori, ma manca addirittura l'elenco totale delle misure che sono state prese negli ultimi anni e del loro costo attuale;

infine, una strategia realistica ed efficace di vera «spending review» può rendere disponibili ulteriori risorse dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89,

impegna il Governo:

1) a ridurre sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2020 e non in un successivo provvedimento collegato, l'impatto del cuneo fiscale sulle imprese e sui lavoratori utilizzando a tal fine le risorse rinvenienti dal finanziamento del reddito di cittadinanza rispetto al quale la legge di bilancio 2019 prevede per l'anno 2020 uno stanziamento di più di 8 miliardi di euro (segnatamente, 8 miliardi e 55 milioni di euro) e, in tale prospettiva a introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione giovanile e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure tese a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;

2) a favorire l'apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese, incrementare l'occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori, anche tenendo conto delle proposte attualmente depositate in Parlamento dall'inizio della legislatura, trasformando in tal senso la prossima «sessione di bilancio» in una vera e propria «sessione di sviluppo» per il bene dell'economia italiana;

3) a presentare in Parlamento un elenco, attualmente disponibile solo per le spese fiscali, attraverso il quale si possa associare ad ogni voce del bilancio pubblico le norme che, almeno negli ultimi anni, ne hanno determinato la configurazione attuale in termini di costo/beneficio per la finanza pubblica e per gli utenti, al fine di ottimizzare il reperimento o il riorientamento di risorse per destinarle a interventi cruciali come quello dell'abbattimento del cuneo fiscale, dando peraltro un contributo importante alla trasparenza sui conti pubblici;

4) ad adottare iniziative per prendere disponibili ulteriori risorse, in un'ottica di «spending review», dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, in modo tale che le amministrazioni pubbliche abbiano l'obbligo di procedere agli acquisti dei beni e dei servizi esclusivamente tramite convenzioni e accordi quadro messi a disposizione da Consip Spa e dalle centrali di committenza regionali al fine di garantire una riduzione della loro spesa.
(1-00261)

 

Si pubblica il testo riformulato - Mozione n. 1-00261 presentata l’11 ottobre 2019 riformulata il 16 ottobre 2019.

 

La Camera,

premesso che:

il cuneo fiscale corrisponde alla somma delle imposte e dei contributi previdenziali che gravano sui redditi dei lavoratori e dei datori di lavoro e, quindi, la differenza tra il costo di un lavoratore per l'azienda che lo impiega e quanto il lavoratore percepisce come retribuzione in busta paga;

in data 11 aprile 2019 l'Ocse ha diffuso il rapporto «Taxing wages 2019» dedicato al tema del cuneo fiscale, dal quale emerge in modo inequivocabile, prendendo come riferimento un lavoratore single e senza figli a carico, come l'Italia sia ancora il terzo Paese in classifica, dopo il Belgio e la Germania, per l'incidenza più alta di oneri e tasse a carico dei lavoratori con un cuneo fiscale del 47,9 per cento contro una media Ocse del 36,1 per cento;

quello del costo del lavoro è un problema di lungo periodo che affligge da sempre lo sviluppo economico del Paese, producendo effetti negativi anche sotto il profilo dell'incremento occupazionale e della riduzione della propensione alla spesa da parte di milioni di lavoratori: un problema che nell'ultimo ventennio, purtroppo, non solo non ha trovato una soluzione, ma si è aggravato, essendo passati da un cuneo fiscale del 47,1 per cento nel 2000 all'attuale 47,9 per cento;

in una situazione di crescita economica praticamente nulla come quella registrata nel corso dell'anno 2019 e in vista di una crescita estremamente modesta, che le previsioni del Governo riportate nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 non stimano oltre lo 0,4 per cento del prodotto interno lordo per il quadro economico tendenziale e lo 0,6 per cento per il quadro relativo alla finanza pubblica corretto per il ciclo nelle previsioni per l'anno 2020, un intervento importante per l'abbattimento del cuneo fiscale rappresenta senza alcun dubbio il principale strumento di politica economica in grado di sortire effetti anticiclici per la crescita del Paese;

non a caso tale misura è invocata con forza da tutto il mondo produttivo italiano anche sotto forma di un intervento volto a ridurre gli oneri gravanti sulle retribuzioni dei lavoratori;

il Governo nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019 ha previsto un intervento volto alla riduzione del cuneo fiscale, ma la portata di tale misura appare largamente insufficiente sia per le risorse che si prevedono di stanziare, sia per le modalità attuative. Dette risorse sono, infatti, pari allo 0,15 per cento del prodotto interno lordo, il che equivale a 2 miliardi e 700 milioni di euro. Inoltre, la normativa sul cuneo fiscale, alla luce di quanto previsto dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza non sarà inserita nell'ambito del disegno di legge bilancio per il 2020 di prossima presentazione al Senato ma in un apposito disegno di legge collegato, con la conseguenza che l'intervento di riduzione del cuneo non entrerà in vigore dal 1° gennaio 2020, ma nel secondo semestre dell'anno. Inoltre, con 2 miliardi e 700 milioni di euro di stanziamento, se la platea interessata fosse di 10 milioni di lavoratori con i redditi medio bassi al di sotto dei 26.000 euro si tratterebbe di una media di circa 40 euro al mese da luglio 2020. In buona sostanza, si passerebbe così dagli 80 euro di Renzi ai 40 euro di Conte;

il Gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente ha presentato da tempo proposte puntuali in materia di riduzione del costo del lavoro e abbattimento del cuneo fiscale. In particolare, durante l'esame del disegno di legge di bilancio 2019 Forza Italia ha proposto sia interventi in materia di riduzione strutturale dei premi e dei contributi Inail con coperture a regime per 1.500 milioni di euro, sia interventi di riduzione del cuneo fiscale e incentivo strutturale all'occupazione giovanile con oneri stimati fino a 10 miliardi e 900 milioni di euro a regime. Da ultimo, infine, Forza Italia ha anche presentato una proposta di legge di riduzione del cuneo fiscale che prevede un incremento delle detrazioni Irpef per redditi fino a 35.000 euro lordi. Il tutto al fine di alleviare il peso di imposte e contributi che grava su un terzo dello stipendio medio di un lavoratore. Non a caso il cuneo fiscale è stato definito come la «tassa occulta» che raddoppia il costo del lavoro;

tali proposte rappresentano il frutto di un lavoro politico condiviso con le rappresentanze del mondo produttivo da Confindustria ad Assolombarda e comportano, ovviamente, ingenti oneri ai fini della loro copertura economica;

ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo maggiori risorse da destinare ad un intervento più efficace di quello descritto dalla Nadef 19 in materia di cuneo fiscale possono essere reperite tramite una riduzione degli stanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2019 per il reddito di cittadinanza, un istituto che nel suo primo anno di applicazione si è dimostrato del tutto fallimentare in termini di crescita economica configurandosi, nei fatti, come misura di carattere meramente assistenziale. Dal 1° gennaio 2020 il fondo per il reddito di cittadinanza sarà finanziato per 8.055 milioni di euro a fronte di una platea di richiedenti che, come dimostrano i dati per l'anno 2019, sarà nettamente inferiore;

si rileva, inoltre, che tra le innovazioni normative introdotte dalle manovre economiche dal 2014 al 2019 e l'indebitamento netto per il 2020 si stimano effetti in termini di maggiori spese o minori entrate pari per un importo totale complessivo pari a 50,2 miliardi di euro. Si tratta di misure di carattere espansivo che hanno certamente una loro ragion d'essere, ma sarebbe importante assicurarsi che detti interventi centrino gli obiettivi giusti o raggiungano le persone giuste attraverso opportuni controlli. Di rado, tuttavia, come ben evidenziato da recenti report dell'Osservatorio per i conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, si fa una valutazione a posteriori per verificare, a distanza di tempo, se le innovazioni abbiano avuto effettivamente l'effetto sperato e quindi se valga la pena mantenerle (o anche potenziarle), oppure se sia preferibile impiegare le risorse altrove. Questa valutazione è possibile e viene fatta in vari Paesi, e anche dalla Commissione europea per le norme di sua competenza. In Italia, invece, non solo non vi è una valutazione a posteriori, ma manca addirittura l'elenco totale delle misure che sono state prese negli ultimi anni e del loro costo attuale;

infine, una strategia realistica ed efficace di vera «spending review» può rendere disponibili ulteriori risorse dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89,

impegna il Governo:

1) a ridurre sin da subito, nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2020 e non in un successivo provvedimento collegato, l'impatto del cuneo fiscale sulle imprese e sui lavoratori utilizzando a tal fine le risorse rinvenienti dal finanziamento del reddito di cittadinanza rispetto al quale la legge di bilancio 2019 prevede per l'anno 2020 uno stanziamento di più di 8 miliardi di euro (segnatamente, 8 miliardi e 55 milioni di euro) e, in tale prospettiva a introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione giovanile e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure tese a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;

2) a favorire l'apertura di un tavolo di confronto che assicuri il pieno coinvolgimento di tutte le forze politiche, delle parti sociali e del mondo produttivo sul tema cruciale delle politiche finalizzate alla riduzione del costo del lavoro e all'abbattimento del cuneo fiscale, al fine di rilanciare lo sviluppo economico delle imprese, incrementare l'occupazione e la capacità di acquisto dei lavoratori, anche tenendo conto delle proposte attualmente depositate in Parlamento dall'inizio della legislatura, trasformando in tal senso la prossima «sessione di bilancio» in una vera e propria «sessione di sviluppo» per il bene dell'economia italiana;

3) a presentare in Parlamento un elenco, attualmente disponibile solo per le spese fiscali, attraverso il quale si possa associare ad ogni voce del bilancio pubblico le norme che, almeno negli ultimi anni, ne hanno determinato la configurazione attuale in termini di costo/beneficio per la finanza pubblica e per gli utenti, al fine di ottimizzare il reperimento o il riorientamento di risorse per destinarle a interventi cruciali come quello dell'abbattimento del cuneo fiscale, dando peraltro un contributo importante alla trasparenza sui conti pubblici;

4) ad adottare iniziative per rendere disponibili ulteriori risorse, in un'ottica di «spending review», dando piena attuazione alle disposizioni concernenti la razionalizzazione e la revisione delle spese per consumi intermedi per l'acquisto di beni, servizi e forniture contenute nel decreto-legge n. 66 del 2014 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 89 del 2014, in modo tale che le amministrazioni pubbliche abbiano l'obbligo di procedere agli acquisti dei beni e dei servizi esclusivamente tramite convenzioni e accordi quadro messi a disposizione da Consip Spa e dalle centrali di committenza regionali al fine di garantire una riduzione della loro spesa.
(1-00261) (Nuova formulazione) «Gelmini, Mandelli, Prestigiacomo, Occhiuto, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Cattaneo, Baratto, Angelucci, Porchietto, Giacometto, Brunetta, Zangrillo, Mazzetti, Cassinelli, Sarro, Maria Tripodi, Mugnai, Cappellacci, Zanella, Labriola, Bergamini, Ripani, Bagnasco, Pettarin, Bartolozzi, Squeri, Rotondi, Casino, Mulè, Milanato, Palmieri, Saccani Jotti, Versace, Gregorio Fontana, Cannatelli, Nevi, Anna Lisa Baroni, Scoma, Marin, Napoli, Della Frera, Ravetto, Orsini, Ruffino, Spena, Pittalis, Marrocco, Fasano, Minardo, Sozzani, Fiorini, Rosso, Vietina».

 

 

Camera dei Deputati

Lunedì 28 ottobre 2019

 

Inizio seduta ore 15:40

 

Discussione della mozione Gelmini ed altri n. 1-00261 concernente iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Gelmini ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione) concernente iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica (vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 14 ottobre 2019 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 ottobre 2019).

 

(Discussione sulle linee generali)

 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Paolo Zangrillo, che illustrerà anche la mozione Gelmini ed altri n. 1-00261 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie, Presidente. Lo scenario macroeconomico che descrive il tasso di crescita attuale e di proiezione dei Paesi dell'Unione europea assegna al nostro Paese, l'Italia, seconda potenza industriale del vecchio continente e settima al mondo, l'ultimo posto in classifica per l'anno in corso, con una previsione di crescita del PIL per il 2020 - lo 0,6 per cento - che ci condanna a rimanere fanalino di coda tra le economie europee. Il 2019, perciò, a dispetto delle affermazioni surreali del Premier Conte, non sarà un anno bellissimo. Ma ciò che più inquieta è il perdurare di una situazione di stagnazione, rispetto alla quale non si avvertono segnali di discontinuità.

La lettura della NADEF, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, ed il recente conseguente documento inviato a Bruxelles che descrive le linee guida della manovra di bilancio 2020, non fanno che accrescere le preoccupazioni. Ci saremmo aspettati un documento vivo, capace di descrivere e di sostenere uno scenario di crescita e di sviluppo, ispirato alla necessità di restituire speranza e fiducia ai veri protagonisti dell'economia del Paese: le imprese e i lavoratori. Ci saremmo aspettati un solido e credibile piano di rilancio del sistema infrastrutturale dell'Italia, capace di attrarre e favorire l'iniziativa imprenditoriale e l'innovazione, idoneo ad incontrare i fabbisogni dei cittadini.

Ma soprattutto, Presidente, ci saremmo aspettati senso della realtà e coraggio nell'aggredire il male profondo del nostro Paese, un sistema fiscale iniquo e ormai vissuto come predatorio, capace di deprimere anche i più ottimistici slanci imprenditoriali, un sistema fiscale che mortifica il potere d'acquisto di cittadini e famiglie, costringendoli a dedicare ormai la parte prevalente dei propri proventi da lavoro alle casse dello Stato, producendo in tal modo un effetto paradossale, tale per cui non è più lo Stato al servizio dei cittadini, ma sono questi ultimi a supporto delle istituzioni.

 

...

In allegato la discussione completa.

 

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