Senato della Repubblica- 4-02629 – Interrogazione sull'iscrizione al fondo pensione per il personale dell'ex Banca di Roma, di cui circa 3.000 in servizio nel gruppo Unicredit, esodati, differiti e oltre pensionati, a suo tempo dipendenti delle aziende confluite nell'ex Banca di Roma e oggi Unicredit

Senato della Repubblica- 4-02629 – Interrogazione a risposta scritta presentata il 16 dicembre 2019.

 - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

il fondo pensione per il personale dell'ex Banca di Roma ha circa 20.000 iscritti, di cui circa 3.000 in servizio nel gruppo Unicredit, 1.000 esodati, 1.000 differiti e oltre 15.000 pensionati, a suo tempo dipendenti delle aziende confluite nell'ex Banca di Roma, poi Capitalia e oggi Unicredit;

l'iscrizione al fondo era obbligatoria e faceva parte del contratto di lavoro;

la finalità del fondo era quella di assicurare una pensione integrativa, correlata alla retribuzione, da godere all'atto del pensionamento e da adeguare annualmente. Per godere di tale beneficio sia il dipendente che l'azienda provvedevano a versamenti mensili rapportati all'importo della retribuzione percepita;

considerato che:

a partire dal 2015 le fonti istitutive (Unicredit e sindacati) hanno autonomamente modificato lo statuto, sostituendo all'adeguamento annuale, basato sulle regole di perequazione INPS, una variazione che fosse funzione del rendimento conseguito, anno per anno, dagli amministratori, e nella percentuale eccedente il tasso tecnico di equilibrio. Avendo, inoltre, accertato l'esistenza di uno squilibrio del fondo stesso, si e? intervenuti annualmente con decurtazioni progressive dell'assegno sempre dal 2015 in poi;

l'assegno, dal 2014 al 2019, e? diminuito del 15,48 per cento (nello stesso periodo le pensioni INPS sono, al minimo, cresciute del 2 per cento) ed e? già programmata un'ulteriore diminuzione, che porterà la decurtazione, nel 2023, e sempre rispetto al 2014, al 37,32 per cento;

il fondo ha avuto un rendimento annuo quasi sempre inferiore a quello di analoghi fondi, così come risulta dai bollettini annui dell'organo di vigilanza, COVIP;

premesso inoltre che, a quanto risulta all'interrogante:

il fondo avrebbe portato avanti discutibili operazioni immobiliari. Ad esempio, è stato discutibile l'acquisto, da Unicredit, di un unico complesso immobiliare, quello di viale Tupini in Roma, costituente circa un sesto dell'intero patrimonio della specie, con evidente concentrazione del rischio. Detta operazione, gia? oggetto di interrogazione parlamentare del luglio 2004, per possibile conflitto di interessi (si precisa che l'azienda, a norma di statuto, nomina metà dei consiglieri), risulta al momento non a reddito, avendo Unicredit, affittuaria dell'immobile, dato disdetta del contratto di locazione. Inoltre, è stata discutibile la partecipazione a un fondo immobiliare riconducibile all'immobiliarista Luca Parnasi che e? stato svalutato nel bilancio 2018 per oltre 10,5 milioni di euro (con una diminuzione del 96 per cento): il fondo Idea Fimit Sviluppo-Comparto Uno, che ha riguardato un progetto di sviluppo in area poi risultata destinata a parco naturale, investimento che chiaramente non pare ispirato a criteri di sana e prudente gestione. Ancora, la chiusura del fondo e la sospensione dei versamenti della quota dei dipendenti in servizio a partire dal 1° gennaio 1998;

la politica di Unicredit degli ultimi anni, prevedendo continui esodi del personale e cessione di sportelli, avrebbe fatto venir meno versamenti atti a rafforzare il patrimonio e ha allungato i periodi di corresponsione della pensione. Aspetto aggravato dalla recente decisione di Unicredit di mandare via altre 5.000 persone in Italia e che porterà quasi all'azzeramento dei contributi dei 3.000 iscritti ancora in servizio che hanno tutti un'anzianità minima di 22 anni;

il fondo avrebbe realizzato una serie di operazioni in prodotti finanziari derivati per le quali la COVIP ha sanzionato amministratori, sindaci e direttore per circa 500.000 euro pagati interamente dal fondo stesso. In un'assemblea ordinaria, convocata recentemente dal consiglio di amministrazione del fondo, e per la quale esistono dubbi di legittimita? a causa anche dell'incompleta e poco chiara informativa fornita agli aventi diritto al voto, e? stato chiesto se volevano "rinunciare al regresso da parte del Fondo nei confronti dei soggetti (consiglieri di amministrazione, membri del collegio sindacale ed ex direttore generale) raggiunti da provvedimenti sanzionatori emessi della Covip". I votanti sono stati 5.000 (3.000 i "sì"), che hanno deciso per 20.000 iscritti,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di questa vicenda;

se il Ministro dell'economia e delle finanze possa ravvisare l'obbligo da parte di Unicredit (che, nei primi 9 mesi del 2019, ha registrato un utile di 4,3 miliardi di euro) di contribuire al ripianamento del fondo;

se siano possibili interventi atti a tutelare il risparmio degli iscritti, che corrono addirittura il rischio di vedersi erogare meno di quanto versato negli anni.

(4-02629)

 

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