Senato della Repubblica - 4-03068- Interrogazione sulla intempestiva accelerazione avanzata dalle istituzioni comunitarie per l'approvazione finale del MES prevista il 16 marzo nonostante la piena emergenza covid-19.

Senato della Repubblica - 4-03068- Interrogazione a risposta scritta presentata il 26 marzo 2020.

 - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il Meccanismo europeo di stabilità (MES) è stato istituito nel 2012 per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell'Eurozona che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati;

nel dicembre 2017 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per la trasformazione del Meccanismo in un Fondo monetario europeo (FME), che sarebbe basato sulla struttura finanziaria e istituzionale del MES, ma ancorato all'ordinamento giuridico dell'UE. Tuttavia, la proposta è stata superata da una soluzione diversa, i cui tratti salienti sono stati decisi nell'Eurogruppo del 13 giugno 2019 e poi confermati nel successivo Vertice euro del 21 giugno, che prevedrebbe, almeno in questa fase, solamente una revisione del Trattato istitutivo del MES;

nel corso di un'audizione tenutasi il 27 novembre 2019 presso le Commissioni 6ª e 14ª del Senato, il Ministro dell'economia e delle finanze, Gualtieri, annunciò l'impegno del Governo italiano per una futura integrazione del MES nel quadro giuridico dell'UE;

considerato che:

gli Stati membri contribuiscono in maniera proporzionale alla propria importanza economica. La Germania è il primo contributore netto, con il 27 per cento del capitale versato, seguita da Francia (20,3 per cento) e Italia (17,9 per cento);

la riforma del MES, decisa nel Consiglio europeo del dicembre del 2018, prevede l'istituzione di un fondo comune, il Single resolution fund (SRF), una sorta di braccio operativo del Meccanismo, cui spetta in particolare di aiutare le banche in difficoltà dell'eurozona. Il SRF è finanziato dal MES, ossia dagli Stati membri, fino a un massimo di 80 miliardi di euro, anche se ha una capacità di oltre 700 miliardi, che possono essere raccolti sui mercati finanziari attraverso l'emissione di bond. Il SRF dovrebbe entrare in vigore al più tardi nel 2024;

per ricevere l'aiuto, in base al meccanismo di oggi, uno Stato deve accettare un piano di riforme la cui applicazione è sorvegliata dalla famosa "troika", il comitato costituito da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Chi ne fa richiesta deve sottoscrivere un memorandum e impegnarsi a varare misure di austerità per restare su un sentiero di "sostenibilità" del debito. Sono paletti fissati dal suo Trattato istitutivo. Il memorandum di solito prevede misure come taglio alla spesa pubblica, privatizzazioni, liberalizzazioni. Il meccanismo è scattato l'ultima volta nel 2015 per la Grecia;

tenuto conto che:

l'emergenza epidemiologica causata dal Coronavirus sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario (tra contagi e decessi che non ne vogliono sapere di fermarsi) ed economico. Il debito pubblico cresce a vista d'occhio, lo spread ha raggiunto quote pericolose. Il Covid-19, infatti, oltre a essere una piaga per la salute dei cittadini danneggia anche il sistema economico degli Stati, i quali sono chiamati a prendere opportune contromisure per evitare la débacle e l'Italia, per qualsiasi decisione da assumere, deve relazionarsi con l'Unione europea, la cui posizione sembra essere spesso ambigua e preoccupante. Infatti, nei giorni scorsi la Presidente della BCE, Christine Lagarde, volutamente o per errore, aveva detto chiaramente che la BCE "non è qui per chiudere lo spread", che tradotto significa "lavarsene le mani". Dopo tale dichiarazione Piazza Affari ha polverizzato il 15 per cento e lo spread ha sfiorato i 280 punti;

per far fronte all'emergenza il Parlamento italiano, l'11 marzo scorso, ha autorizzato lo scostamento di bilancio, con uno stanziamento fino a 25 miliardi di euro, per il varo di misure economiche straordinarie;

nonostante i contagi denunciati, ormai, in tutti i Paesi dell'Unione europea, l'emergenza non ha cambiato le priorità delle istituzioni comunitarie, che avevano comunque calendarizzato, imprimendo una intempestiva accelerazione, l'approvazione finale del MES per il 16 marzo. Infatti, nelle scorse settimane è proseguito il lavoro tecnico per chiudere tutte le questioni legali ancora aperte. L'Eurogruppo in quella data avrebbe dovuto decidere, all'unanimità, il termine dei lavori e, con il nulla osta dei ministri e dei rappresentanti dei Governi, si sarebbe proceduto a firmare il nuovo Trattato in una riunione successiva. Terminata tale fase potrà poi partire il processo di ratifica dei Parlamento nazionali, che dovrebbe durare circa un anno;

l'Italia avrebbe preferito il rinvio dell'Eurogruppo sul MES, ma questo si è tenuto comunque. Tuttavia, nella riunione del 16 marzo 2020 in videoconferenza è stata adottata una dichiarazione sulla risposta di politica economica all'epidemia di Covid-19 volta a proteggere "i nostri cittadini e la nostra valuta, ad ogni costo e con tutti i mezzi a nostra disposizione";

l'interrogante ritiene che l'emergenza Covid-19 cambi qualsiasi priorità in Europa e non consenta che impegni di così grande portata come il MES siano cambiati in modo sbrigativo, mentre il quadro di riferimento muta assai più rapidamente e con un forte potenziale di instabilità. Affrontare e superare l'emergenza è un compito politico prioritario e vitale per tutti gli Stati;

la decisione presa dal Consiglio "Economia e finanza" (ECOFIN) dopo lo scoppio dell'epidemia, di anticipare la firma della riforma da aprile a marzo è sconvolgente e per di più non è giustificata da alcuna reale urgenza, visto che il Trattato è comunque operativo. Se ciò fosse avvenuto sarebbero stati esclusi dal circuito decisionale i Parlamenti nazionali, fortemente limitati dalla emergenza sanitaria, in totale disprezzo dello spirito e della lettera dei Trattati. Va ricordato, inoltre, che il Governo italiano si era formalmente impegnato a far esprimere il Parlamento sul testo di questa importante riforma con la risoluzione di maggioranza (n. 6-00087), approvata l'11 dicembre 2019 al Senato. Tra gli impegni del Governo vi era quello di assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato di attivazione del MES, con una procedura chiara di coordinamento e di approvazione;

il presidente Giuseppe Conte, insieme ad altri otto leader europei della Francia, Spagna, Belgio, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia, ha diffuso una lettera al Presidente del Consiglio Ue in cui viene auspicata la creazione di uno "strumento di debito comune emesso da un'istituzione dell'UE". "Vi sono valide ragioni per sostenerlo - si legge nella lettera - poiché stiamo tutti affrontando uno choc simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti (...). Dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere efficace e per evitare rischi di rifinanziamento";

il Presidente del Consiglio dei ministri, la scorsa settimana, ha chiesto il coinvolgimento del Meccanismo europeo di stabilità per accedere alle operazioni di acquisti illimitati di titoli di Stato della BCE. L'Italia, tuttavia, ha proposto che tutti i Paesi chiedano accesso alle risorse del MES, ma da usare "senza condizionalità presente e futura". Ma l'ultima riunione dei Ministri delle finanze dell'Eurozona si è conclusa con un nulla di fatto;

i Paesi del Nord rigoristi, guidati dall'Olanda, si oppongono a nuovi strumenti e chiedono di mantenere le condizionalità nell'uso delle risorse. L'offerta è che i Paesi che ne abbiano bisogno potranno rivolgersi alle linee di credito precauzionale del MES firmando il memorandum. Secondo il presidente dell'Eurogruppo, Centeno, le condizionalità potrebbero essere "minime" all'inizio, limitandosi a vincolare le risorse all'emergenza Covid-19, ma poi ogni Paese dovrà "rimettersi su un sentiero di sostenibilità",

si chiede di sapere:

se non sia arrivato il momento di difendere l'Italia da una Europa miope, egoista e vessatoria;

se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro in indirizzo non ritengano di dovere esigere nelle sedi europee il più ampio differimento dei termini per la conclusione dell'iter riguardante il MES e di escludere qualsiasi condizionalità;

se non ritengano di dover agire affinché l'Italia non permetta ai Paesi europei finanziariamente più solidi di approfittare del Coronavirus per mettere in ginocchio il nostro Paese, proprio ora che è stato chiesto e ottenuto un aumento del deficit per far fronte alla crisi provocata dal Covid-19;

se non ritengano indispensabile che il Parlamento si esprima sul testo di questa importante riforma, quale è il MES, come già assicurato più volte dallo stesso Governo;

se non ritengano, che senza solidarietà all'Italia dal nord Europa e senza una risposta economica comune, l'intero progetto europeo sarà destinato a scomparire.

(4-03068)

 

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